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Ritiro sociale, ritiro scolastico: cosa sappiamo di queste manifestazioni di disagio in adolescenza?

Il ritiro sociale e scolastico sono fenomeni estremamente complessi che richiedono una profonda comprensione dei vissuti dei ragazzi e un'attenta pianificazione degli interventi di supporto psicologico all'adolescente e al contesto familiare.

Di ritiro sociale, ultimamente, si parla molto un po’ dappertutto. Testate giornalistiche, programmi televisivi, psicoterapeuti e psicologi si espongono frequentemente a proposito di questo disagio psichico, tipico dell’età adolescenziale, senza poter dare risposte chiare sull’inquadramento eziologico del fenomeno né sui processi di cura: ad esempio, non è ancora chiaro se si possa inquadrare il ritiro sociale all’interno della non meglio specificata “dipendenza da internet”. In questo articolo spiegheremo brevemente alcune possibili cause e manifestazioni del fenomeno e, soprattutto, come intendiamo pianificare un intervento di supporto psicologico. È possibile scriverci o chiamarci tramite la sezione “Contatti” per richiedere una consulenza.

Ad oggi, sappiamo di trovarci di fronte ad un fenomeno estremamente complesso, che richiede una profonda comprensione dei vissuti di questi ragazzi e un'attenta pianificazione degli interventi e che ci porta, inevitabilmente, a interrogarci su come identificare il confine tra la vita reale e la vita virtuale (tale confine esiste davvero? Su questo tema, seguiranno articoli dedicati in questa stessa sezione di approfondimento).

L’adolescenza è di per sé un faticoso momento di trasformazione del corpo e della psiche, non a caso è stata battezzata come “seconda nascita” in gergo psicologico. Evolutivamente parlando, non esisterà mai più, nell’arco della vita, un momento di trasformazione di sé egualmente profondo e potente. Spesso, l’insostenibile sguardo dei pari, la delusione o l’incapacità di comprensione dei genitori percepita dai ragazzi, la forte competitività presente all’interno di molti istituti scolastici può spingere i ragazzi più fragili a ritirarsi nella propria stanza e a rifugiarsi nel mondo di internet.

Lo spazio virtuale, essendo libero dalle incertezze del mondo esterno, può diventare il luogo dentro il quale i ragazzi riescono ad esprimere sé stessi e a confortarsi con gli altri, in quanto protetto e mediato dagli schermi dei devices. 
I giochi online rappresenteranno allora la palestra in cui mettersi alla prova, esaltando i progressi e imparando a gestire le frustrazioni; la costruzione dell’avatar, che ricalca spesso l’immagine del corpo potente e prestante desiderato dai ragazzi, permette di incarnare le caratteristiche con cui i giocatori si presentano agli altri, proteggendosi dagli aspetti di sé ritenuti “brutti”, “inguardabili”. 
Tutto questo può aiutare a stringere nuovi rapporti di amicizia e d’amore spesso molto profondi, in cui diventa possibile aprirsi all’altro anche in relazione alle proprie insicurezze.

In questi casi, il lavoro psicologico con i ragazzi potrebbe richiedere l’impiego di un professionista che possa raggiungere il ragazzo tramite visite domiciliari. Sarà imprescindibile, inoltre, avviare il lavoro di rete con l’istituto scolastico di appartenenza e con il gruppo classe, in modo da mediare circa le possibilità di rientro in classe o implementare metodi alternativi di fruizione della didattica. In parallelo, è importante che i genitori si rendano disponibili a partecipare alla presa in carico del figlio da parte dell’équipe psicologica. Entrando in punta di piedi nel vasto mondo virtuale del ragazzo, sarà compito dello psicologo identificarsi con le ragioni profonde del ritiro, brevemente esemplificate nel corso di questo articolo.

Link diretti alla bibliografia e letture consigliate:

Cosa serve ai nostri ragazzi. I nuovi adolescenti spiegati ai genitori, agli insegnanti, agli adulti (M. Lancini, 2020, UTET):

L’adolescente: psicopatologia e psicoterapia evolutiva (M. Lancini, L. Cirillo, T. Scodeggio, T. Zanella, 2020, Raffaello Cortina Editore):

Studio 6 - Psicologi a Milano

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